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Manda la tua recensione sui films, libri, spettacoli teatrali, ristoranti e tutto quello che può servire a trascorrere una piacevole serata utilizzando questo link... e non dimenticare di dare il tuo voto!

venerdì 26 febbraio 2010

Il concerto. Un film diRadu Mihaileanu. Con Aleksei Guskov, Dmitri Nazarov, François Berléand, Miou-Miou, Valeri Barinov. Commedia, durata 120 min. - Francia, Italia, Romania, Belgio 2009
Non si esce due volte indenni da una dittatura comunista.
Unione Sovietica, Breznev ed i suoi gerarchi comunisti allontanano dal Bolshoi, per “atti anti-sovietici“, il direttore di orchestra, Andrei Filipov, nel bel mezzo dell’esecuzione del “Concerto per violino ed orchestra di Tchikoskj. Andrei, infatti, si è rifiutato di licenziare i suoi molti musicisti ebrei. Le vite di tutti gli artisti e del direttore in particolare(declassato ad uomo delle pulizie del teatro)saranno stravolte da questo evento e prenderanno direzioni diverse.
Trenta anni dopo ad Andrei viene offerta una possibilità di riscatto, dal caso: intercetta per sbaglio un fax proveniente dal Theatre du Chatelet che invita l’orchestra del Bolshoi a suonare a Parigi. Così, decide di riunirei i suoi vecchi musicisti per portarli a suonare sulla Senna, al posto della vera orchestra moscovita. Il piano, tra vari colpi di scena, riuscirà ed alla fine la musica trionferà lasciando sul viso dello spettatore un sorriso compiaciuto.
Mihaileanu costruisce una storia veramente divertente: mette insieme vizi e virtù di ebrei e gitani, nostalgici del vecchio partito comunista, figuranti scritturati per fare i manifestanti nelle parate del partito, mafia russa, ricchi oligarchi…. non si fa mancare nulla neanche un po’ di spirito melò sul finale, ma la formula funziona a meraviglia.
Il film lo consigliamo a quelli che amano le missioni impossibili, agli amanti della buona musica, a Ferrero affinchè riveda alcune sue posizioni, al Cavaliere per rassicurarlo: i comunisti sono davvero finiti.
Il film lo sconsigliamo a quelli “che il collettivo” a “quelli dell’orgoglio comunista”a quelli che hanno una collezione di Matrioske con il capoccione di Lenin, a Bondi perché ricorda troppo certi solerti funzionari di partito(comunista chiaramente).

Da non perdere. Lallix

lunedì 22 febbraio 2010

Il figlio più piccolo.
Tuo padre è capace di entrare in un albergo e non prenota una stanza, se gli gira lo compera.
Luciano Baietti(un De Sica autenticamente cinico) dirigente della Baietti Enterprise(una di quelle mega holding che non si capisce bene di cosa si occupa) ha costruito la sua fortuna su espedienti e raggiri (ne sa qualcosa la ex moglie Fiamma). A seguito dell’ennesima riunione con il suo consiglio di amministrazione, si trova messo alle strette, deve al fisco 55 milioni di euro e la magistratura aleggia su i suoi beni come un corvo.
Non basterà a tirarlo fuori dai guai, la ricca signora che è in procinto di sposare. Una donna di notevole volgarità, tutta lanciata nel mondo politico, convinta di poter abbattere la partitocrazia con una squadra di tronisti nerboluti. Il consigliere di sempre(l’alter ego di Montalbano)prospetterà una soluzione crudele, che verrà accolta, con naturalezza, da Luciano.
Il film racconta la mediocrità e la corruzione, diffusa e trasversale, della nostra società, sembra una storia uscita dalla cronaca di ogni giorno.
La visione, però, lascia un profondo senso di frustrazione e sgomento anche per colpa di quello sguardo di clemenza che il regista, comunque, regala al suo cinico protagonista. Sguardo che irrita perché ricorda quello disincantato delle persone che ci circondano, incapaci ormai di una sana e virulenta indignazione.
Avati fotografa, come sempre, con acutezza il mondo che ci circonda, ma stavolta l’ironia e la sua delicata leggerezza lasciano il posto ad una rassegnata freddezza e lo spettatore esce dal cinema con la consapevolezza che lo hanno privato di qualcosa.
Questo film lo consigliamo a quelli che alle tre e mezza di notte ridevano, ai burattinai, a quelli che hanno fatto il botto ed ora hanno un certo numero di conti bancari aperti in posti esotici, di cui nessuno conosce bene la collocazione geografica.
Il film lo sconsigliamo ai buddisti, agli hippies, ai psicolabili e alle scemine, a chi ha deciso di sposarsi sotto un tendone, ai tifosi della Lazio, sicuramente migliori di Baietti.
INTERESSANTE

Lallix

domenica 21 febbraio 2010

A single man

A single man. Un film di Tom Ford. Con Colin Firth, Julianne Moore, Nicholas Hoult, Matthew Goode, Jon Kortajarena. Drammatico 95 min. usa 2009.
A me piacciono le donne, ma mi innamoro degli uomini.
1962, l’America Kennediana guarda preoccupata verso Cuba ed i missili sovietici.
Il professor George Falconer non riesce a vedere oltre il suo dolore…….
George conduce la sua esistenza a Los Angeles dove insegna all’università. Ogni mattina, da alcuni mesi, indossa il suo impeccabile abito scuro e recita con i suoi allievi e con il resto del mondo, la parte di bravo insegnante di letteratura inglese. La morte del compagno di una vita, Jim, lo ha annientato e tutto ormai sembra aver perso ogni interesse. Né il conforto dell’amica Charlie(cotonatissima e strafatta J.Moore), né l’incontro occasionale con un bellissimo giovane, né le assillanti attenzioni di un suo allievo, sembrano dissuaderlo dai suoi intenti suicida. Cambierà idea, ma l’epilogo sarà comunque tragico.
Tom Ford abbandonate le sfilate (non il loro glamur), ispirandosi al romanzo di Isherwood(un cult della cultura gaia) mette in passerella l’elaborazione di un lutto, del dolore per la morte dell’amato, e lo fa con una cura maniacale dei dettagli. Il risultato è molto fascinoso, ma freddo e asettico come una clinica svizzera di lusso. A parte il bravissimo Colin Firth, tutto il resto è silenzio.
Il film lo consigliamo a quelli che “il protagonista è un vero dandy“ “è trandy” “fa molto cool” “genere upper class”, a quelli che hanno sempre le idee chiare su cosa indossare, anche il giorno del funerale (il loro naturalmente), agli esteti (prescindendo dalle loro inclinazioni sessuali), alle estimatrici/tori di sinuosi corpi maschili.
Il film lo sconsigliamo ai celoduristi (il film è veramente troppo gaio),a quelli che hanno perso da poco una persona amata.
Voto:
Fa curriculum..
Lallix

venerdì 12 febbraio 2010

Soul Kitchen. Un film di Fatih Akin. Con Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Birol Ünel, Anna Bederke, Pheline Roggan. WohlerCommedia, durata 99 min. - Germania 2009.
Ce li hai percaso venti euro da prestarmi?

Zinos è un greco trapiantato in Germania. Gestisce un ristorante nella periferia di Amburgo dove cucina surgelati a forma di pesce, tornati a nuova vita grazie ad improbabili salse.

Ha un fratello, Illios dalle pessime frequentazioni compreso il carcere; un inquilino Sokrates che non gli paga l’affitto, una cameriera Lucia, sempre un pò incazzata col mondo, una fidanzata, Nadine, crucca, algida, non troppo amorevole ed in procinto di piantarlo per andarsene a lavorare in Cina.
Ha, anche, un’ernia del disco che lo immobilizza, gli ispettori del fisco e quelli della sanità che incalzano, un finto amico che cerca di portargli via il locale, un vero cuoco, Shayn, che tra un lancio di coltelli ed un dolce afrodisiaco movimenterà non poco la vita nel locale.
Il menù è un po’ furbetto: cibo(multietnico) dell‘anima, bella musica, amicizia, amore, un ampio concetto di comunità, equivoci, trovate divertenti e dessert insomma alla fine si esce sazi (ma senza appesantirsi) ed allegri.

Il film lo consigliamo ai seguaci delle tartarughe Ninja ed ai lanciatori di coltelli in genere, a quelli che il colpo della strega(o di una in particolare) li ha immobilizzati, a coloro che sono capaci di regalare dignità alimentare persino ad un nasello ad una platessa findus.
Il film lo sconsigliamo a quelli che hanno un conto aperto con il fisco, a quelli che al ristorante ordinano un gazpacho caldo, agli agenti immobiliari senza scrupoli.

INTERESSANTE

lallix

venerdì 5 febbraio 2010

Il Riccio

Tutte le famiglie felici sono simili tra loro…ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.
Quartiere dell’alta borghesia di Parigi, Rue del Granelle 7, Paloma ha un padre ministro assente, una madre distratta che parla con le piante, tra un bicchiere di champagne ed un tranquillante, una sorella isterica. Paloma ha dodici anni ed è ossessionata dall’idea che la vita non sia molto diversa dalla boccia di vetro in cui nuota il pesce rosso di sua sorella, così pur di non vivere anche lei come in un acquario, ha deciso di suicidarsi nel giorno del suo compleanno.
Renée ha un grasso gatto, una televisione sempre accesa, un pezzo di cioccolato fondente sul tavolo, un’esistenza invisibile. E’ grassa, sciatta, non più giovane, scontrosa. Renée è la portiera del condominio di Rue de Granelle…ma non solo quello.
Kakuro Ozi, è un ricco e raffinato giapponese, appena trasferito nel palazzo parigino, ama la musica, i film d’autore e la buona cucina. Kakuro non ha pregiudizi. I tre saranno capaci di “vedersi” oltre quello che ciascuno di loro rappresenta.
Mona Achache lascia intatta l‘essenza del fortunato “L’eleganza del riccio” libro dal quale è (liberamente) tratto e se da una parte perde un po’ di humor, dall’altra guadagna un po’ di leggerezza consegnandoci una graziosa semi- favola.
Il film lo consigliamo, a quelli che a dodici anni hanno avuto una vita difficile, ai bibliofili ed in particolare a coloro che hanno resistito con coraggio prima di scoprire che la loro beniamina si suicidava sotto il treno, a quelli(beati loro) che hanno trovato un buon “nascondiglio”, ed a coloro che hanno una "vista" speciale.
Il film lo sconsigliamo ai possessori di acquari e pesci rossi, a portieri e portinaie che non ci si riconosceranno, a quelli che parlano con le piante, anche senza l'ausilio di sostanze psicotrope.

INTERESSANTE Lallix

giovedì 4 febbraio 2010

Baciami ancora

Baciami ancora.

A volte la vita non ci dà le cose come noi le vogliamo….ma l’importante è che ce li dia.
Ed il film è come la vita …. Ritroviamo i cinque amici dell’Ultimo bacio più esagitati, più irrisolti e più stressati: c’è chi, dopo tante avventure sogna di tornare dalla ex moglie, chi si sente prigioniero di una moglie che non lo ama più perché troppo ossessionata dal bisogno di mettere al mondo un figlio, chi, prigioniero dei suoi sogni di ragazzo, è già tornato ma vuole ripartire, chi torna da un lungo viaggio all’estero e dalla prigione, chi è partito…solo con la testa.
Muccino, forte dei suoi bravissimi attori costruisce un film a tavolino, però, la ricetta non funziona.
Sembra, infatti, aver barattato la ricerca della felicità con quella della banalità, fotografando solo un’esteriorità piuttosto patinata della vita di questi quarantenni, manca del tutto la credibilità, la quotidianità dell’esistenza e dei sentimenti, del dolore, della sofferenza, ed anche degli affetti.
Che aggiungere… che continuino pure a baciarsi ma che non ce li facciano vedere tra altri venti anni, anziani ed alle prese con le loro badanti e le pillole blu.
Il film lo consigliamo ai separati che sognano di tornare con i propri ex (esistono davvero?), ai quarantenni ancora single (gli unici ad uscire dal cinema a cuor leggero), ai pubblicitari della Barilla (il film tra campi di grano, disegni di bambini, pargoli amorevoli, gravidanze e parti filmati può dare stimoli ai nuovi spot del Mulino Bianco), a shampiste, veline, letterine ed altre appartenenti alla categoria -estimatrici macho latino(gli attori, tutti fascinosi coprono ogni target).
Il film lo sconsigliamo ai quarantenni appartenenti alla generazione mille euro(si innervosiranno dinanzi all’inconsistenza di questi loro coetanei), ai barbieri(i danni prodotti alla capigliatura di Pasotti sono un onta per tutta la categoria), a chi ha deciso di sposarsi a fine mese.
Lallix.
Voto:
Fa curriculum..