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martedì 31 gennaio 2012

Acab.All Coops are bastards

ACAB - All Cops Are Bastards. Un film di Stefano Sollima. Con Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro, Marco Giallini, Andrea Sartoretti, Roberta Spagnuolo Domenico Diele. Poliziesco, durata 112 min. - Italia 2011. Solo su i tuoi fratelli puoi contare.
Fischi, urla, insulti, lo sguardo da dietro le visiere e da oltre le transenne, pietre, caschi, spranghe, manganelli, sangue. Cobra, Negro, Mazinga, sono poliziotti del Reparto Mobile di Roma, sullo sfondo avvenimenti reali: il ricordo dei fatti di Genova, l’orrenda violenza su Giovanna Reggiani, la morte dell’ispettore Raciti, quella del tifoso Sandri, gli scontri che ne derivarono.
A loro il compito di fare quel lavoro sporco che lo Stato e la comunità sembrano non vedere. Tutti i giorni fanno i conti con i violenti della società…delinquenti, ultràs, clandestini, nomadi, anarchici, fascisti, operai incazzati, sfrattati, gente che li disprezza. Ma fanno i conti anche con le loro vite private che risentono, inevitabilmente, di quella violenza che pervade tutta la loro vita. Nel loro gruppo arriva una recluta, Spina, che prima subirà la fascinazione di quel rigore, di quella disciplina e di quel profondo senso di fratellanza che li unisce, ma poi ne sarà spaventato e denunzierà quel loro modo di vivere e di lavorare, al disopra di quelle stesse regole che faticano a far rispettare. Tratto dal romanzo del giornalista Bonini, Sollima costruisce un gran bel film, adrenalinico, duro, ideologico, politico, ben girato, con un ottimo cast ed una prospettiva neutra. Non un semplice poliziesco ma il racconto, senza inutile retorica, di una società violenta, la nostra, in cui non ci sono solo i buoni e i cattivi, come sembra voler suggerire Favino, durante la sua difesa in Tribunale “prima di decidere chi sono i colpevoli e gli innocenti si dovrebbe prima capire come funziona il lavoro del celerino”.
Il film lo consigliamo a quelli che amano discutere del film che hanno appena visto, a quelli che pensano che “lo Stato ha perso il rispetto per se steso”, a coloro che hanno una visione cameratesca della vita.
Il film lo sconsigliamo ad ultras, clandestini, anarchici ed a quella massa grigia, anche, fintamente pensante, sempre indulgente con coloro che demonizzano i tutori della legge.
Da non perdere

venerdì 27 gennaio 2012

Miracolo a Le Havre

Miracolo a Le Havre.
Un film di Aki Kaurismäki. Con André Wilms, Kati Outinen, Jean-Pierre Darroussin, Blondin Miguel, Elina Salo. Evelyne Didi, Quoc-Dung Nguyen, François Monnié, Roberto Piazza, Pierre Étaix, Jean-Pierre LéaudTitolo originale Le Havre. Commedia, durata 93 min. - Finlandia, Francia, Germania 2011.
Hai pianto? No. Bene, piangere non serve a nulla!
Stazione di Le Havre, Marcel, il lustrascarpe, è intento con dedizione al suo lavoro. La sua esistenza scorre serena nel misero quartiere in cui vive, tra una bevuta con gli amici e la dolce vita domestica accanto alla moglie Arletty e al cane Laika.
Porto di Le Havre, Idrissa, un ragazzino del Gabon, è appena arrivato in un container con altri immigrati clandestini e vuole raggiungere sua madre in Inghilterra. Marcel scopre che sua moglie è gravemente ammalata ed è costretta a ricoverarla in ospedale. Idrissa scopre che Londra è lontana ed è costretto a nascondersi dalla polizia che vuole rispedirlo in Africa.
I due si incontrano e Marcel con l’aiuto dei suoi amici e di un misantropo commissario di polizia cercherà di proteggere il ragazzino, raccogliendo i soldi necessari per fargli attraversare di nascosto la Manica.
Il finlandese Kaurismaki costruisce un film semplice, poetico e fantastico, lontanissimo dalla realtà, permettendo a sorrisi, ad una malinconica gioia e ad un velato ottimismo di aleggiare indisturbati per tutta la sala.
Il film lo consigliamo ai tipi un po’ bohemien, ai semplici che vivono una giornata eroica, a coloro che, anche se non credono più alle favole, sono convinti che qualcosa di favoloso può sempre accadere.
Il film lo sconsigliamo a quelli che guardano tutto come se fosse sempre una televendita, a quelli senza fantasia, a quelli che hanno bisogno di un morto per commuoversi, a quelli che non credono possa accadere un miracolo nel loro quartiere.
Da non perdere

venerdì 20 gennaio 2012

Almanya. La mia famiglia va in città

Almanya - La mia famiglia va in Germania. Un film di Yasemin Samdereli. Con Vedat Erincin, Fahri Ogün Yardim, Lilay Huser, Demet Gül, Denis Moschitto.Titolo originale Almanya - Willkommen in Deutschland. Commedia, Ratings: Kids+16, durata 101 min. - Germania 2011. Non c‘è famiglia senza ricordi.
Cibo piccante, chiacchiere, una bella tavolata. La famiglia Yilmaz, migrata dall’Anatolia in Germania negli anni sessanta, è riunita con le sue tre generazioni a confronto. Huseyn e sua moglie Fatma, i quattro figli, ed i loro giovani nipoti. Huseyn, dopo anni di duro lavoro come operaio, ha ottenuto il passaporto tedesco(il che sembra procurargli più incubi che soddisfazioni) e questa è l’occasione per proporre a tutta la famiglia un viaggio in Turchia, dove ha acquistato una casa. La notizia crea un’iniziale scompiglio ma poi l’allegra comitiva decide di partire ed il viaggio diventerà l’occasione per riallacciare i fili dei ricordi e dei sentimenti.
Canan, la giovane nipote con dolcezza racconterà la storia dell’arrivo della famiglia in Germania al piccolo cuginetto Cenk, che non parla una parola di turco e non riesce a capire quale sia la sua nazionalità. Così nel viaggio i ricordi si mescolano alle immagini dei luoghi del passato, visti con gli occhi del presente e tra grotteschi luoghi comuni, colpi di scena, lettere della cancelliera Merkel, ognuno raggiungerà la sua meta.
Le giovani sorelle Samdereli(scrittrice l’una regista l’altra), confezionano tra umorismo, tenerezza e poco realismo, una divertente commedia che, non è solo storia di emigrazione ma è soprattutto storia di persone.
Il film lo consigliamo a quelli che hanno voglia di leggerezza, a quelli che non trovano il proprio paese sulle cartine geografiche, a quelli che sono migrati, a quelli che sono tornati, a quelli che si sentono a metà.
Il film lo sconsigliamo a quelli che guardano attraverso la lente dei loro preconcetti, ma anche a quelli della serie "così ricordiamo che anche noi siamo stati un popolo di emigranti". A quelli che per adorare i propri dei...ne mangiano la carne e ne bevono il sangue...insomma dei cannibali!    Voto:
Interessante
Lallix

venerdì 13 gennaio 2012

La Talpa

La talpa.
Ho conosciuto molti Bill, tutti bravi ragazzi.
Primi anni settanta. Atmosfere cupe, fumose, ingiallite. Nulla è ciò che sembra. Intrighi, intrecci complessi. Londra, l’Europa hanno paura. Gli anni sono quelli della Guerra Fredda.
Ai vertici dei servizi segreti inglesi c’è grande agitazione a seguito di una fallimentare missione in Ungheria, il capo, Controllo, viene epurato e con lui anche il fedele Smiley. E sarà proprio a lui, richiamato in segreto in servizio, che verrà affidato il compito di proseguire l’indagine iniziata dal suo capo e di scoprire chi tra i sospettati, soprannominati da Controllo:Lo Stagnaio Il Sarto, il Soldato e il Povero, è la spia filosovietica che da anni opera all’interno del Circus.
Lo svedese Alfredson porta sullo schermo il famosissimo libro di le Carrè con uno stile sobrio, alle volte anche lento, ma elegante ed efficace e con un cast di attori bravissimi, regalando umanità a questi personaggi grigi e ricreando l’ambiente di quegli anni con quella aura di ambiguità e di attesa che li caratterizzava. Bravissimo su tutti Gary Oldman capace di annullarsi totalmente per trasformarsi nell’apparente, insignificante, burocrate dello stato.
Il film lo consigliamo a coloro che hanno amato il libro, a coloro che amano discutere del film quando escono dal cinema, ed a coloro che non amano i film di cassetta.
Il film lo sconsigliamo a stagnaii, sarti, soldati e poveri, a quelli che amano agenti “con licenza di uccidere”, alle ragazze vintage con negli occhi ancora Oldman dei tempi di Dracula o del poliziotto corrotto di Leon.
Da non perdere

giovedì 5 gennaio 2012

J. Edgar.
Una società che non impara dal passato non ha futuro.
Anni venti: l’America del proibizionismo, cupa, insanguinata, violenta, dove i gangster sono mitizzati e orde di comunisti e radicali minacciano la sicurezza del paese. J. Edgar Hoover è il fondatore e capo del Federal Bureau of Investigation che dirigerà, in maniera controversa, per quasi cinquanta anni.
Hoover è un personaggio duro, astuto, ambizioso, manipolatore, ossessionato ed ossessivo, una figura venuta dal nulla e capace con la sua determinazione ed i suoi metodi, forti e non sempre rispettosi della legge, di divenire l’uomo più temuto d’America. Estwood partendo dall’autobiografia dettata dallo steso Hoover ad un giornalista, sceglie di rappresentare la dimensione privata di questo personaggio, mostrandoci le miserie di mezzo secolo di storia americana attraverso la vita di questo uomo, le sue fragilità, l’ossessione per la madre, il desiderio di essere ammirato, la sua ambiguità sessuale, il fine che muove tutta la sua esistenza: la salvaguardia di quella idea molto americana di “sicurezza del paese“.
Il film non convince, il cast è notevole, Di Caprio è straordinario, Judy Dench è magnifica nel ruolo della terribile madre, ma una luce plumbea e fredda ed un’atmosfera asfittica aleggiano per tutta la lunghissima durata del racconto senza che lo spettatore partecipi emotivamente al ritratto di questa America violenta e di questo personaggio ambiguo.
Il film lo consigliamo a quelli che tramano nell’ombra, a quelli che dietro ogni ombra vedono una trama, al Cavaliere certe frasi sul “cancro comunista”potrebbero fargli tornare il buon umore.
Il film lo sconsigliamo ai figli unici di madre vedova maniaco ossessiva, a chi si addormenta a cinema, alle madri che hanno un figlio gardenia e non hanno il pollice verde.

  Voto: Interessante

Lallix