Fischi, urla, insulti, lo sguardo da dietro le visiere e da oltre le transenne, pietre, caschi, spranghe, manganelli, sangue. Cobra, Negro, Mazinga, sono poliziotti del Reparto Mobile di Roma, sullo sfondo avvenimenti reali: il ricordo dei fatti di Genova, l’orrenda violenza su Giovanna Reggiani, la morte dell’ispettore Raciti, quella del tifoso Sandri, gli scontri che ne derivarono.
A loro il compito di fare quel lavoro sporco che lo Stato e la comunità sembrano non vedere. Tutti i giorni fanno i conti con i violenti della società…delinquenti, ultràs, clandestini, nomadi, anarchici, fascisti, operai incazzati, sfrattati, gente che li disprezza. Ma fanno i conti anche con le loro vite private che risentono, inevitabilmente, di quella violenza che pervade tutta la loro vita.
Nel loro gruppo arriva una recluta, Spina, che prima subirà la fascinazione di quel rigore, di quella disciplina e di quel profondo senso di fratellanza che li unisce, ma poi ne sarà spaventato e denunzierà quel loro modo di vivere e di lavorare, al disopra di quelle stesse regole che faticano a far rispettare.
Tratto dal romanzo del giornalista Bonini, Sollima costruisce un gran bel film, adrenalinico, duro, ideologico, politico, ben girato, con un ottimo cast ed una prospettiva neutra. Non un semplice poliziesco ma il racconto, senza inutile retorica, di una società violenta, la nostra, in cui non ci sono solo i buoni e i cattivi, come sembra voler suggerire Favino, durante la sua difesa in Tribunale “prima di decidere chi sono i colpevoli e gli innocenti si dovrebbe prima capire come funziona il lavoro del celerino”.
Il film lo consigliamo a quelli che amano discutere del film che hanno appena visto, a quelli che pensano che “lo Stato ha perso il rispetto per se steso”, a coloro che hanno una visione cameratesca della vita.
Il film lo sconsigliamo ad ultras, clandestini, anarchici ed a quella massa grigia, anche, fintamente pensante, sempre indulgente con coloro che demonizzano i tutori della legge.
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