Regia: Clint Eastwood Sceneggiatura: Nick Schenk Attori: Clint Eastwood, Cory Hardrict, John Carroll Lynch, Geraldine Hughes, Brian Haley, Brian Howe, Nana Gbewonyo
“Avete mai fatto caso che ogni tanto si incontra qualcuno che non va provocato?…Quello sono io!"
Clint Eastwood, un po’ ispettore Callaghan e un po’ fuorilegge, interpreta con assoluta grandezza Walt Kowalski, meccanico della Ford in pensione e veterano della guerra in Corea, i cui ricordi di morte .....ancora lo tormentano.
Walt ha appena perso sua moglie…ed è pieno di risentimento verso tutto quello che lo circonda: le case fatiscenti, l’erba alta dei giardini incolti, le facce estranee, le bande di latino-americani, di afroamericani, di musi gialli, i suoi figli, ed i suoi nipoti che sono perfetti estranei.
Walt ha una grande passione per la propria Ford Torino, modello classico del 1972, e per il suo cane Daisy… ama le birre fresche, fuma, maltratta, con rispettosa ironia, il giovane prete ed una volta al mese va dal suo amico barbiere italoamericano a farsi tagliare i capelli.
Walt dalla sua veranda sulla quale sventola la bandiera americana, in compagnia della fidata Daisy e di un indeterminato numero di birre, osserva la sua Detroit, l’America e quindi il mondo come è cambiato e come cambia.
Il suo quartiere non è più lo stesso…ora è pieno di gente che lui non comprende e non riconosce.
I “musi gialli”, quei coreani che tanto ha odiato durante la guerra ora spadroneggiano…e non sono i soli……!
Ma i suoi vicini Hamong, non sono solo musi gialli… ed il giovane Thao e sua sorella, con il peso della loro cultura originaria, sono più simili a lui di quanto non lo siano i suoi nipoti…
Walt "adotta" Thao un po’ come Frankie "adottò" Maggie in Million Dollar Baby. Anche qui l’epilogo è drammatico.
E Walt, con il suo testamento di speranza, lascia all'amico Thao la sua Gran Torino (e non solo quella) con l’invito a non trattarla come farebbero i messicani, i coatti coreani o le checche….
In questo film c’è tutta la crisi dell’America, non tanto quella economica, ma quella morale, la crisi di un sistema sociale che non è più in grado di sostenere una certa idea di sogno americano. Ma c’è di più. Eastwood racconta anche, con pudore e rigore, la storia di un’amicizia e di una visione laica della vita che è al tempo stesso anche carica di una moralità spirituale.
Questo film lo consigliamo ai sognatori, agli amanti di un’utopia, a quelli che avvertono il disagio di uniformarsi, ai diversi (non per preferenze sessuali).
Questo film lo sconsigliamo a quelli che hanno sempre un mandante dietro le cose che dicono… a quelli che non capiscono e a quelli che il multiculturalismo a tutti i costi…
Lallix
Voto: |
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Altro che ronde padane. Gran Torino affronta la problematica del razzismo - immigrazione - integrazione con intelligenza, puntualità capacità di osservazione. Senza pregiudizi Clint Eastwood, interprete e regista del film , si occupa senza fronzoli del problema. Una analisi corretta, mai stereotipata, che è al tempo stesso denuncia e proposta. Quasi un "affresco". E la soluzione non sono le ronde. Un film da vedere.
Patrizio Mazza
Voto 9
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