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sabato 21 marzo 2009

GRAN TORINO

“Avete mai fatto caso che ogni tanto si incontra qualcuno che non va provocato?…Quello sono io!"
Clint Eastwood, un po’ ispettore Callaghan e un po’ fuorilegge, interpreta con assoluta grandezza Walt Kowalski, meccanico della Ford in pensione e veterano della guerra in Corea, i cui ricordi di morte .....ancora lo tormentano. Walt ha appena perso sua moglie…ed è pieno di risentimento verso tutto quello che lo circonda: le case fatiscenti, l’erba alta dei giardini incolti, le facce estranee, le bande di latino-americani, di afroamericani, di musi gialli, i suoi figli, ed i suoi nipoti che sono perfetti estranei. Walt ha una grande passione per la propria Ford Torino, modello classico del 1972, e per il suo cane Daisy… ama le birre fresche, fuma, maltratta, con rispettosa ironia, il giovane prete ed una volta al mese va dal suo amico barbiere italoamericano a farsi tagliare i capelli. Walt dalla sua veranda sulla quale sventola la bandiera americana, in compagnia della fidata Daisy e di un indeterminato numero di birre, osserva la sua Detroit, l’America e quindi il mondo come è cambiato e come cambia. Il suo quartiere non è più lo stesso…ora è pieno di gente che lui non comprende e non riconosce. I “musi gialli”, quei coreani che tanto ha odiato durante la guerra ora spadroneggiano…e non sono i soli……! Ma i suoi vicini Hamong, non sono solo musi gialli… ed il giovane Thao e sua sorella, con il peso della loro cultura originaria, sono più simili a lui di quanto non lo siano i suoi nipoti… Walt "adotta" Thao un po’ come Frankie "adottò" Maggie in Million Dollar Baby. Anche qui l’epilogo è drammatico. E Walt, con il suo testamento di speranza, lascia all'amico Thao la sua Gran Torino (e non solo quella) con l’invito a non trattarla come farebbero i messicani, i coatti coreani o le checche….
In questo film c’è tutta la crisi dell’America, non tanto quella economica, ma quella morale, la crisi di un sistema sociale che non è più in grado di sostenere una certa idea di sogno americano. Ma c’è di più. Eastwood racconta anche, con pudore e rigore, la storia di un’amicizia e di una visione laica della vita che è al tempo stesso anche carica di una moralità spirituale. Questo film lo consigliamo ai sognatori, agli amanti di un’utopia, a quelli che avvertono il disagio di uniformarsi, ai diversi (non per preferenze sessuali). Questo film lo sconsigliamo a quelli che hanno sempre un mandante dietro le cose che dicono… a quelli che non capiscono e a quelli che il multiculturalismo a tutti i costi… Lallix

Voto:
Capolavoro
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Altro che ronde padane. Gran Torino affronta la problematica del razzismo - immigrazione - integrazione con  intelligenza, puntualità capacità di osservazione. Senza pregiudizi Clint Eastwood, interprete e regista del film , si occupa senza fronzoli del problema. Una analisi corretta, mai stereotipata,  che è al tempo stesso denuncia e proposta. Quasi un "affresco". E la soluzione  non sono le ronde.  Un film da vedere.  Patrizio Mazza 
Voto 9

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